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  1. La domus

Le abitazioni aquileiesi erano distribuite entro quartieri residenziali all’interno della città e nell’area suburbana, dove sorgevano le grandi ville. I modelli edilizi tipici del mondo romano si ritrovano anche ad Aquileia: accanto a residenze di lusso vi erano anche qui abitazioni più piccole e meno sfarzose, destinate ai ceti popolari. I contesti ricostruibili nella loro interezza sono tuttavia rari e gli edifici sono spesso caratterizzati da una sovrapposizione di fasi che non sempre consente di seguirne lo sviluppo nel tempo.

All’interno, le domus si articolavano attorno a giardini o corti lastricate, circondate da portici che fornivano luce e aria ai diversi ambienti: la grande sala di rappresentanza in genere in asse con l’ingresso, stanze da pranzo (triclinia) e da letto (cubicula) e infine spazi di servizio, quali cucine e latrine. L’accesso dalla strada era protetto da porticati, sui quali si affacciavano spesso le botteghe (tabernae).

Le abitazioni private rappresentavano per i membri più in vista della società un importante strumento di affermazione sociale e l’esibizione della ricchezza coinvolgeva ogni aspetto: dalle dimensioni degli edifici, a volte estesi all’intero isolato, ai giardini abbelliti da sculture e fontane, agli elementi di arredo e alle suppellettili, fino ai rivestimenti ad affresco, in mosaico e in marmi policromi delle pareti e dei pavimenti, che qualificavano con la loro raffinatezza soprattutto le grandi sale di ricevimento.

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